venerdì 11 marzo 2011

Lacio Drom

Un giorno Arthur Rimbaud scrisse a Paul Demeny che « Io è un altro. Se un ottone si sveglia tromba, non è affatto colpa sua ».
Io sono un tricheco svegliatosi donna - se posso fregiarmi di questo titolo ad appena vent'anni.
Sono un mammifero nato nel posto sbagliato e nell'anno sbagliato, vissuto troppo lontano dagli anni Sessanta e da Bethel, da quel palco di Woodstock calpestato da piedi che avrei adorato e note che avrei bevuto come Mojito di primissima qualità.
Non ho mai la testa sopra le spalle: la lascio correre su spiagge selvagge, dentro città misteriose e borghi dimenticati, finché non mi sembra davvero di esserci, in quei punti sperduti sopra una cartina.
E poi ci vado davvero.
Mai da sola, perché non saprei star zitta per settimane: mi segue a ruota chi ha la mia stessa voglia di scoprire il mondo e le persone, chi non desidera altro che rinchiudersi in una teteria di Granada a sorseggiare tè aromatizzato tra i fumi del narghilè o chi non ha paura di piantare una tenda perfino sul cemento.
E nel tentativo sempre più disperato di cercare un filo rosso per questo blog, alla fine l'illuminazione è stata di un'ovvietà disarmante.
Non riuscirei a parlare di qualcosa che è qui, ad un passo dalla mia porta o forse a qualche kilometro di distanza, nella banalità delle cose che conosco.
E lo so, che « non si è mai lontani abbastanza per trovarsi », come scrive Baricco. Ma... nel mio caso, non si è neanche mai troppo vicini.

Io è su un aereo low-cost, io è su un treno in ritardo, io è su un Wesftalia hippie: io è nei luoghi che sogno, io è in mezzo a una cultura che non conosco.
Lo sarà anche il mio blog.
Quel punto d'incontro tra i luoghi in cui sono stata e quelli in cui vorrò andare, quel miscuglio perfetto tra la Gaia che è e quella che vorrà essere.
E viaggerò con le parole, con le immagini, con le canzoni.
Mai lontana abbastanza per trovarmi.
Mai troppo vicina per perdermi.

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